Il laboratorio di restauro di Monica
Il laboratorio di restauro di Monica: una bottega di restauro nel cuore medievale di Siena
Oggi ci troviamo nel cuore di Siena ed abbiamo il piacere di incontrare Monica e Giampaolo, bolognese lei e bresciano lui, ma senesi di adozione. Una terrazza sulla città e sulla campagna apre le porte ad un quartiere che doveva essere zona di riqualificazione per le botteghe artigiane della città. Oggi lo splendore di quel panorama e la bellezza della bottega di Monica e Giampaolo esistono ancora, sebbene molti artigiani siano stati costretti a chiudere i loro scrigni di saperi antichi.
Il piccolo ma prezioso laboratorio di restauro rifulge di lucentezza, cornici dorate, e quattro tele rapiscono la mia attenzione…ma partiamo da qualche domanda:
Monica e Giampaolo, perché avete scelto Siena come luogo di lavoro per il recupero del nostro patrimonio artistico?
Ventisei anni fa abbiamo cominciato questo mestiere, dopo aver frequentato la scuola di restauro a Firenze presso Palazzo Spinelli. Per diversi anni abbiamo vissuto sul lago di Garda, poi la Soprintendenza di Siena ci ha commissionato alcuni cantieri e cosi è cominciata la nostra avventura toscana che tuttora continua, anche con commissioni private e pubbliche. Una delle opere più importanti è sicuramente la Giuditta del Sodoma, conservata nella Pinacoteca Nazionale di Siena, che è rientrata anche in un progetto di finanziamento dell’associazione nazionale Inner wheel (che proprio qualche giorno fa ha presentato a Palazzo Chigi Piccolomini, presso la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, un catalogo intitolato “10 anni per l’arte – I restauri dell’Inner Wheel a Siena” dove vi è uno spazio dedicato anche alla descrizione del restauro della Giuditta da noi effettuato).
Nella vostra bottega, in questo periodo, sono presenti due importanti opere provenienti dalla Villa Reale di Lucca. Appena viste la mia memoria è andata a Giovanni Boldini e all’eleganza infinita di tale pittore…a tal proposito cito alcuni versi riguardo le sue opere che richiamano alla mente i dipinti da voi presenti:
Vi è un lampo di vita fuggevole da acchiapparsi a volo ed egli l’esprime con un frego, in uno svolazzo, in un fiocco; lo suggerisce con un tocco rozzo o livido sulle labbra, con un cerchio paonazzo intorno a due occhi febbrili, lo fa tremare in un ricciolo di capelli ribelli sur una nuca di donna. E lo fa bene. (citazione tratte dai “Classici dell’Arte”, Rizzoli Editore)
Si, da poco sono arrivate da noi due opere appartenenti ad una collezione svizzera che si trovavano nella villa Reale a Lucca: si tratta di due ritratti femminili di Leon-François Comerre (Trélon, 10 ottobre 1850 – Le Vésinet, 1916) pittore francese della seconda meta dell’800, e di Mihály Munkácsy (Munkács, 20 febbraio 1844 – Endemich, 1 maggio 1900) pittore ungherese che ha lavorato per alcuni anni a Parigi. Entrambi furono attivi nella Parigi “impressionista”. In particolar modo Munkácsy si oppose fermamente alle idee impressioniste e le contrastò; influendo solo sulla successiva Scuola ungherese dei pittori dell’Alföld, attiva fra le due guerre mondiali (Gyula Rudnay, János Tornyai, Béla Endre, etc.). Le opere mostrano delle patine che hanno ingiallito e oscurato il colore e la preziosità dei dettagli. In particolare l’imponente tela di Munkácsy presenta delle difficoltà proprio per la tecnica utilizzata. Diciamo che siamo fortunati ad avere ancora oggi una delle sue opere quasi integra, in quanto la maggior parte del suo lavoro si è deteriorato per l’impiego di un fondo di colore al bitume, la cui ossidazione ha cominciato ad annerire gravemente i quadri subito dopo la loro realizzazione.
Il nostro lavoro può durare anche alcuni mesi e non dimentichiamo che anche le cornici hanno bisogno di un’attenta rilettura e cura, con pazienza e dedizione.
In riferimento alla parte diagnostica, vi confrontate con consulenze esterne?
Ars Mensurae, il Professore Spampinato di Lucca, il Dipartimento di Geologia dell’Università di Siena, sono stati al nostro fianco per quanto riguarda il settore delle indagini diagnostiche applicate ai beni culturali, grazie a personale specializzato in diversi settori (restauro, informatica, tecnologia, fisica e chimica) che coopera apportando le proprie competenze specifiche, verso una conoscenza più completa e integrata del nostro patrimonio culturale. Ricordando proprio uno dei primi cantieri su cui abbiamo lavorato (affreschi di Villa Bartalini a Siena, realizzati in parte dal pittore Rustici) ci siamo appoggiati per le analisi chimiche e petrografiche all’Università di Siena, in particolare alla figura di Andrea Scala.
Cesare Brandi nella sua Teoria del restauro affermava che il restauro è «il momento metodologico del riconoscimento dell’opera d’arte, nella sua consistenza fisica e nella sua duplice polarità estetica e storica, in vista della trasmissione al futuro». Vi riconoscete in tali parole?
Quando ci si avvicina ad un’opera d’arte di qualunque genere essa sia, nasce in noi un sentimento di profonda conoscenza che va dall’approfondimento scientifico al sentimento intrinseco che nasce ogni volta che riporti a verità l’opera d’arte. Ultimamente ci hanno commissionato una pala d’altare, una “Madonna del Soccorso” che si trova in una piccola chiesa boschiva nei pressi di Scrofiano. Ogni volta che andiamo è una sfida.
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