Arte a colori: la Toscana nel mondo
Colle val d’Elsa ospita ormai da qualche anno la Contemporary Gallery ARTE A COLORI. Nelle vie più antiche della città sorge uno spazio poliedrico diretto con magistrale professionalità da Francesca Sensi: una carismatica e determinata gallerista che ha deciso di costruire un polo artistico capace di seguire, in maniera costante e con risultati concreti, il talento di giovani scultori, pittori e fotografi.
Una breve chiacchierata, proprio con Francesca, ci permetterà di scoprire l’identità di questo art space, accogliente e aperto a tutti coloro che si vogliono avvicinare all’arte di oggi.
Come mai hai scelto Colle val d’Elsa per la sede della tua galleria?
Sono molti anni che vivo in Toscana e circa 4 anni fa Colle val d’Elsa mi ha rapita e poi adottata con la sua spontaneità e innata franchezza. Da qui è nata la decisione di aprire proprio a Colle un centro che desse voce a differenti esperienze artistiche. In passato ho diretto gallerie anche in città più grandi, ma solo qui, in una dimensione medio-piccola, leggermente decentrata rispetto ai consueti flussi turistici, sono riuscita a stabilire un legame autentico con le persone.
Ho trovato in questa cittadina il senso profondo per poter creare un rapporto non solo lavorativo ma anche umano.
Qual’e il filo conduttore che unisce le opere degli artisti presenti in galleria?
La galleria Arte a Colori è un cantiere attivo, un’officina del sapere. Le opere che “abitano” la galleria sono realizzate sia da artisti italiani che stranieri, e hanno come elemento comune il compimento di progetti legati e ispirati alla regione Toscana.
Fin da subito mi sono posta come obiettivo primario quello di porre in essere una programmazione regolare, ben ponderata, che riuscisse ad esaltare gli artisti con progetti collettivi, senza dimenticare l’unicità di ogni singola proposta.
In passato ho collaborato con esperti di fiabe, psicologi e anche per il futuro ho intenzione di affrontare nuove tematiche sociali sempre sostenute da una progettazione curatoriale realizzata da professionisti estranei al mondo arte.
Reputo, infatti, che un occhio esterno possa inquadrare meglio i progetti di volta in volta affrontati, apportando un contributo che supera il semplice giudizio artistico.
Che rapporto hai con gli artisti che segui? Qual è il ruolo del gallerista?
Il rapporto è davvero one by one, stabilisco un dialogo unico e diverso con ciascuno di essi.
Tuttavia la peculiarità del mio approccio è quello di dare agli artisti la possibilità di incontrarsi in modo tale da potersi conoscere reciprocamente, senza alimentare inutili competizioni. Definirei il gruppo di artisti che seguo, un coro di voci singole dove ognuno propone il proprio concerto con il sostegno dell’altro.
Riguardo alla seconda domanda, devo dire che oggi più che mai il gallerista si deve allontanare dall’immagine di mero mercante d’arte e incarnare il ruolo di direttore artistico, interpretando attraverso le opere d’arte il messaggio insito in ciascuna di esse.
Da un po’ di tempo non chiedo più agli artisti qual’e la loro cifra espressiva o la loro ricerca creativa, oggi la vera sfida è per me saper leggere il loro narrare senza chiedere.
Nel mio caso il rapporto è quasi psicologico, fraterno, senza dimenticare che un gallerista deve sapere riconoscere anche il vero Artista da colui che crea occasionalmente o semplicemente per se stesso.
Essere artisti significa lavorare con costanza e professionalità senza lasciare nulla al caso e liberandosi anche di ciò che si è fatto. L’artista deve essere pronto a condividere con gli altri un’emozione e a “liberarsi” del proprio creato. Penso che il mio ruolo sia un po’ maieutico (platonicamente parlando) cerco di aiutarli “a tirar fuori” un percorso assolutamente personale, distanziandoli da una prospettiva retorica o precostituita.
In che modo Arte a Colori si fa conoscere al pubblico italiano? Avete legami con l’estero?
La sede di Colle val’d Elsa è il nostro campo base dove realizziamo mostre collettive dei 12 artisti, (tutti under 40) che seguiamo e che espongono qui in maniera permanente.
Inoltre cerco di promuovere i nostri progetti attraverso importanti manifestazioni come la Set up art fair di Bologna e la Affordable art fair di Milano. Queste specifiche art fair sono spazi sperimentali capaci di presentare e promuovere nuovi modelli interpretativi ed emozionali dell’arte contemporanea, dando visibilità ai tanti artisti che non trovano spazio nei circuiti istituzionali e spesso elitari dell’arte in Italia.
Oltre l’apertura della galleria, durante il periodo invernale, viaggio molto soprattutto nel nord Europa (Belgio, Germania, Olanda). Qui ho la possibilità di conoscere realtà inesplorate dove posso proporre la creatività italiana e coniugarla con la dinamicità intellettuale e pratica di questi mercati.
Il rapporto fra l’Italia e il resto del mondo è fondamentale per lo sviluppo delle idee ed è sempre indispensabile per dare vita ad un legame osmotico dove ogni parte si mette in gioco.
Mi sapresti dire qual è il comune denominatore che unisce le persone che entrano nella tua galleria?
Sono due le qualità che accomunano i miei ospiti: sensibilità e curiosità. Possono essere famiglie, singoli individui, ma tutti hanno il desiderio di conoscere l’arte visiva nelle sue molteplici sfaccettature e declinazioni. La definisco una galleria accessibile dove sia il piccolo collezionista che il grande acquirente può trovare l opera d’arte che maggiormente soddisfa la sua richiesta e aspettativa.
Cennino Cennini, pittore colligiano del XV secolo, affermava nel suo Libro dell’arte: Sì come detto è, dal disegno t’incominci. Condividi questo pensiero del passato? Che caratteristiche devono avere le opere d‘arte che accogli nella tua galleria?
Questa citazione mi permette di introdurre l’importanza della Tecnica e ciò vale per qualsiasi forma espressiva, sia di oggi che di ieri, dalla pittura alla scultura e alla fotografia. Un’idea, un’emozione, un progetto devono essere affidati a una trama di segni coerenti, capaci di estrapolare il disegno interno dell’artista.
L’arte visiva va interpretata secondo più piani di lettura. Se una semplice linea è sostenuta da una pregressa ricerca artistica allora si può anche riconoscere la sua valenza di segno concettuale, altrimenti rimane solo una linea. Il senso del fare arte non deve essere casuale ma consapevole e sorretto da studi quotidiani: Il pensiero capta il visivo e lo rende forma solo quando vi è una preparazione tecnica pregressa.
Concordando con te sull’ importanza della tecnica esecutiva, concluderei il nostro incontro con questa massima del pittore neoclassicista Jean-Auguste-Dominique Ingres, ricordando che l’arte non si improvvisa ma si “fa” con la mente e con la sapienza manuale:
“Bisogna disegnare sempre, disegnare con gli occhi se non si può disegnare con la matita. Finché non farete procedere la riflessione con la pratica, non farete niente di veramente buono”. [1]
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[1] J-A Dominique Ingres, Pensieri e massime, 1870.
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