La Villa Bianchi Bandinelli: viaggio artistico nel XVIII secolo
Sulle colline che circondano Siena, tra i prestigiosi vigneti e oliveti del Chianti Classico si erge maestosa la villa di Geggiano, storica dimora della famiglia Bianchi Bandinelli.
Un luogo unico che si distingue nel panorama artistico italiano per la rara ed organica conservazione di arredi, decorazioni ed apparati architettonici appartenenti alla seconda metà del 1700[1]. L’eccezionale stato di conservazione si deve, oltre che alle varie vicende familiari, all’intervento del celebre archeologo e storico dell’arte Ranuccio Bianchi Bandinelli (1900-1975) che ne fece la sua residenza principale, curandone l’aspetto con precisione filologica e trasmettendo ai suoi discendenti, che ancora oggi vivono e lavorano qui, il suo amore infinito.
Proprio Ranuccio Bianchi Bandinelli in una sua “spiega” orale della sua affezionata villa di campagna affermava: “sorge in me un netto e obbligato desiderio; che Geggiano nelle forme sancite dal tempo e da culture diverse sopravviva com’e”. [2]
Un sogno reso ancora possibile grazie alla sapiente cura dei suoi nipoti (Andrea ed Alessandro Boscu Bianchi Bandinelli) che mi hanno accompagnato alla scoperta della tenuta.
Ripercorrendo le storie che si sono intrecciate a Geggiano è emerso che la villa, nata come luogo di villeggiatura per nobildonne e gentiluomini, si è sempre distinta nel corso dei secoli come fervente polo culturale. Un luogo emergente della campagna senese che ha ospitato nel diciottesimo secolo il celebre drammaturgo Vittorio Alfieri e più recentemente importanti intellettuali quali Eugenio Montale, Umberto Saba, Sibilla Aleramo, Renato Guttuso.
Luogo di riposo, ma anche di ispirazione e di dibattito politico-culturale ha mantenuto in sé l’essenza di uno spazio senza tempo dove ancora oggi si può ammirare un importante collezione di arti applicate.
Carte da parati francesi, toiles con motivi chinoiseries, mobili in stile impero, arazzi in iuta, decorazioni a grottesche, lumières orginali, ed altri insolite preziosità animano la villa rendendola scrigno e campionario di un tempo passato.
L’eccezionale stato di conservazione della dimora è reso tangibile anche dal giardino dove spicca un bellissimo teatro all’ aperto: proprio qui Vittorio Alfieri, durante i suoi soggiorni senesi metteva in scena le prove delle sue tragedie. Tale teatro è circondato da alte siepi di alloro e da un proscenio, composto da due arcate gemelle sormontate da trionfali frontoni in cui sono inseriti gli stemmi delle famiglie Bianchi Bandinelli e Chigi Zondadari. Le stesse arcate sono ornate da nicchie contenenti le statue della “Tragedia” e della “Commedia”, scolpite dallo scultore maltese Bosio. Un teatro che ancora oggi ospita manifestazioni teatrali e musicali mantenendo cosi una linea di continuità con la sua originaria vocazione.
Sempre nel giardino, ornato da cipressi secolari, si erge un’ antico orto decorato secondo i dettami dell’arte topiaria italiana, con un frutteto e una peschiera a terrazza dalla quale si gode il magnifico panorama verso la città di Siena.[3]
Dalla parte opposta rispetto all’ orto si trova una piccola cappella consacrata, recentemente restaurata e dedicata alla Madonna del Rosario. Vicino a quest’ultimo edificio si apre un cancello che conduce verso un il giardino dei peri, un frutteto selvatico dove nel passato gli ospiti era soliti concedersi una passeggiata a stretto contatto con la natura.
Un’attenzione alla cura dei particolari che è evidente anche negli spazi interni come denota la lunga galleria d’ingresso affrescata nel 1790 da Ignazio Moder, pittore itinerante tirolese. Scene allegoriche dei 12 mesi ( dal carnevale alla vendemmia) si susseguono intervallate da porte dipinte con ritratti della famiglia o di amici. Lungo il corridoio si aprono a cadenza regolare delle porte che conducono in ulteriori ambienti come il cosiddetto Ciarlatorio ovvero la stanza di ricevimento per gli ospiti, la sala da biliardo e infine la cucina che in antichità doveva essere il frantoio della villa. In particolare la prima stanza denominata anche parlatorio si distingue per un canapé lunghissimo e per le decorazioni in stile pompeiano perfettamente conservate grazie al clima costante presente della villa. L’assenza di un impianto di riscaldamento ha impedito sbalzi termici e la possibilità di conseguenza ha impedito il deterioramento delle decorazioni.
Al piano superiore, la villa di Geggiano conserva quattro stanze che sono rimaste intatte da quando furono arredate tra il 1780 e il 1790: esse sono la Saletta azzurra, la Camera di Vittorio Alfieri (che vi soggiornò a lungo negli anni intorno al 1780, essendo stato amico fraterno di Mario Bianchi Bandinelli), il Salotto Verde, la Camera del Cardinale.
Entrare in ognuna di esse suscita nel visitatore la sensazione di vivere realmente l’atmosfera del tempo: libri, porcellane, dipinti, strumenti per la toelettatura sono depositari di un passato lontano ma perfettamente conservato.
Lo stesso Alessandro che mi ha guidato in questo viaggio ha affermato che il lato conservativo è reso possibile proprio da una cura meticolosa che deriva dal non esporre gli interni a fonti di luci curando nei minimi particolari gli oggetti e le componenti cromatiche delle pareti e delle architetture.
Un luogo depositario di un passato importante specchiato di figure, sentimenti, parole, intelligenza.
http://www.villadigeggiano.com
_____________________________________________________________________
[1] La possibilità di vedere ancora integre le stanze interne deriva da motivi storico – politici della famiglia Bandinelli. Nel XVIIII Mario Bianchi Bandinelli per le sue idee liberali fu diseredato dal padre Giulio e ricevette come unica eredità legittima la villa di Geggiano. Mario a differenza dei fratelli si trovò senza denari e dunque non poté restaurare la villa al nuovo gusto della sua epoca. I fratelli invece disponendo di liquidità cambiarono totalmente gli arredi delle altre ville eliminando per sempre il carattere stilistico di esse. R. Bianchi Bandinelli, Geggiano, Editori il Grifo 1985, pag. 21.
[2] R. Bianchi Bandinelli, Geggiano, Editori il Grifo 1985, pag. 9.
[3] Giardini di Toscana, a cura della Regione Toscana, Edifir, Firenze 2001.
Commenti
I commenti sono chiusi.