Vittorio Vittori: tra storicismo e modernismo
L’architetto Vittorio Vittori nacque a Siena il 26 ottobre 1883. Dal 1894 al 1910 frequentò l’Istituto di Belle Arti, partecipando ai vari concorsi indetti dalla scuola stessa e vincendo numerosi premi. In queste prime prove grafiche Vittori, in linea con la sua formazione accademica, predilige, in genere, lo stile gotico e neorinascimentale.
Per Siena nel 1908, esegue il progetto di restauro per la porta della chiesa di San Clemente ai Servi, proponendo un portale cuspidato neogotico, sormontato da un tabernacolo gotico con statua della Madonna, su una facciata romanica.
Dopo questo periodo Vittori si cimenterà nel concorso per l’Alunnato Biringucci per il perfezionamento nell’Architettura, bandito dalla Società di Esecutori di Pie Disposizioni di Siena. Ottiene esito negativo due volte prima di riuscire a vincerlo nel 1913. I progetti presentati per le prove dei concorsi saranno caratterizzati da ricche decorazioni, dalla ricerca di euritmia e dall’uso di stili diversi coniugati in un unico edificio. Vinto l’Alunnato, Vittori sceglie Firenze come sede per compiere i propri studi. Ad oggi, non è stata trovata alcuna documentazione che possa chiarire quale fu esattamente l’attività che svolse lì.
Per godere dell’Alunnato Vittori era tenuto a presentare periodicamente dei progetti, con saggi di studio allegati, alla Commissione della S.E.P.D.S., alle quale spettava il compito di esaminarli e giudicarli. Tra il 1914 e il 1916 ne invierà sei.
Nei progetti da alunno Biringucci Vittori dimostra di possedere una grande abilità grafica e disegnativa, sempre attento alla resa dei dettagli decorativi, spesso eccessivi, con timidi ed interessanti accenti liberty e secessionisti. Per realizzare alcuni progetti si ispirò a modelli architettonici del nord Italia e ad alcune fabbriche francesi, inglesi e tedesche. Infatti, mentre in Europa l’Art Nouveau andava in contro ad una crisi irreversibile e a Vienna erano stati lanciati i primi segnali di quello che sarebbe stato definito “stile secessionista”, in Italia il modernismo esplode solo a partire dal 1904, diffondendosi principalmente nelle città caratterizzate da un forte progresso economico e più evolute sul piano intellettuale. Ciò non fu il caso di Siena: la città si mostrava infatti poco aperta ai cambiamenti e nostalgicamente rivolta verso il passato.
L’architettura dei primi decenni del Novecento a Siena, infatti, si sviluppa in continuità con la cultura artistica della seconda metà dell’Ottocento. In tale ambiente la diffusione del Liberty, legata anche ad una serie di fattori economici, sociali e culturali, fu difficile. Il Liberty tenta di infiltrarsi negli edifici sorti lungo le mura della città, finendo semplicemente per decorare con motivi floreali e vegetali le facciate di edifici improntati all’eclettismo ottocentesco.
In Vittori traspare la voglia di aprirsi ai nuovi cambiamenti che investivano il Paese e l’Europa in generale, ma egli si dimostrerà anche rispettoso delle tradizioni della sua città: per il progetto di restauro della Fonte di Pescaia di Siena del 1916, Vittori proporrà un piano di ripristino, riportando la fonte alla sua originaria struttura duecentesca.
L’unico intervento documentato di Vittori a Siena fu nel 1909, quando collaborò insieme all’architetto Bruno Bruni alla progettazione della sopraelevazione e ampliamento di un palazzo signorile in via Garibaldi n. 8.
Vittorio Vittori morì a Siena il 14 novembre 1918.
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