Savina Petrilli, una vita spesa per gli ultimi
In ordine cronologico, Savina Petrilli fu la seconda donna senese ad essere elevata agli onori degli altari dopo Santa Caterina. Nacque il 29 agosto 1851, secondogenita di Celso Petrilli e di Matilde Vetturini. Di salute cagionevole, ebbe un’infanzia sofferente.
Verso i nove anni frequentò la scuola delle Figlie della Carità di S. Girolamo, dove trovò un ambiente congeniale alla sua fede che già stava crescendo. Più tardi si affidò alla guida spirituale di don Francesco Ballati, canonico della Cattedrale. Pur non frequentando le scuole superiori, volle approfondire lo studio del catechismo e si impegnò a insegnarlo ai fratelli, a casa, e in parrocchia ai bambini che si preparavano alla prima Comunione.
Entrata a far parte dell’ordine delle Figlie di Maria, delle quali sarebbe in seguito diventata la direttrice, avvertiva sempre più il desiderio di consacrarsi totalmente al Signore, tanto che fu ammessa alla Prima Comunione pur non avendo ancora compiuto i dodici anni. Il 7 luglio 1869, insieme a un gruppo di concittadini senesi, fu ricevuta in udienza da Pio IX, che le disse: «Cammina sulle orme di Caterina da Siena e seguine gli esempi». Savina accolse quelle parole come un segno divino.
Nel 1872, al termine di un ritiro spirituale, formulò questo proposito: «Con l’aiuto di Dio farò ogni sforzo per farmi santa, e grande santa […] bramando di essere sconosciuta e disprezzata dal mondo, che riguarderò come il mio più grande nemico».
Cominciò allora col consenso dei genitori a occuparsi delle bambine abbandonate. Prima di accogliere in casa propria la prima, ne parlò con l’arcivescovo di Siena, che ne approvò l’intento. Savina acquistò un appartamento con il contributo di alcuni benefattori e vi si trasferì nel settembre 1874 con cinque consorelle e le prime orfane. Con l’aiuto di mons. Bindi e il consiglio del domenicano mons. Pio Alberto Del Corona, scrisse le costituzioni per quelle che furono chiamate “Sorelle dei Poveri di S. Caterina da Siena”.
Dopo pochi anni già la congregazione si espandeva. Una prima filiale fu aperta nel 1881 a Onano presso Viterbo, ma dopo qualche tempo venne chiusa. Altre difficoltà sorsero anche da parte del canonico Ballati il quale, ritenendosi il fondatore dell’istituto per il solo fatto di esserne il confessore, cercò di appropriarsene mettendo in cattiva luce la Petrilli anche presso i superiori e i benefattori. Ma una visita canonica ordinata dal vescovo accertò che l’istituto «spiritualmente non lasciava nulla a desiderare».
Nonostante alcuni momenti critici, l’istituto redasse le proprie Costituzioni, che furono approvate da Roma nel 1899. L’opera si sviluppò presto, operando in vari campi dove dominavano la miseria, il dolore, l’ignoranza, l’handicap fisico e psichico, la vecchiaia, la solitudine, l’abbandono, la malattia. La definitiva approvazione pontificia arrivò nel 1906. Nello stendere le Regole, Savina era stata sempre guidata da un criterio di stretta rigidità, essendo persuasa che solo una vita veramente impegnata e pia poteva venire incontro alle necessità dei poveri e degli abbandonati. Alle consorelle ripeteva spesso: «La vera sorella dei poveri deve risparmiare con scrupolo il tempo, mai sé stessa. La sorella dei poveri, da povera, lavora molto senza temere la fatica […]».
Madre Savina aveva un carattere impulsivo, forte nonostante le varie sofferenze fisiche che negli anni si facevano sempre più palesi. Per tutta la vita, infatti, la Beata fu di salute molto cagionevole: oltre ad avere un piede deforme fin dalla nascita, a partire dal 1890 fu affetta da fibromi multipli diffusi in tutto il corpo. Malgrado queste sofferenze, però, continuò a svolgere la sua attività in qualità di superiora generale, incarico che mantenne fino al 1911
Negli ultimi anni i fibromi si diffusero ed a questi si aggiunsero ascessi ai denti e un tumore al cavo ascellare che le causarono una gravissima infezione generale, in seguito alla quale madre Savina morì il 18 aprile 1923. Nel 1925, le sue spoglie furono traslate nella chiesa della Visitazione a Siena. Giovanni Paolo II il 24 aprile 1988 in piazza San Pietro l’ha proclamata beata. Oltre che nelle 25 case attualmente esistenti in Italia, la Congregazione svolge il suo apostolato in Brasile, Argentina, Paraguay, Stati Uniti, India e Filippine.
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