RON MIRIELLO: due chiacchiere con uno Storyteller
Oggi siamo a Radicondoli. È il tardo pomeriggio e il paese è popolato da una vivace umanità, quieta, allegra: il tipico chiacchierio di paese. O dei paesi “di una volta”.
Certo, oggi è giorno di festa a Radicondoli e forse il movimento è leggermente più accentuato del solito, però ci sono cose che non cambiano: le signore “a veglia” in cerchio davanti alla chiesa, i ragazzini nella piazza, la musica che arriva leggera in strada da una qualche finestra aperta.
Incontriamo Ron al bar del paese, un caffè e una birra chiara. E così iniziamo a parlare…
Ron… “un americano a Radicondoli”! Che cosa ci fai qui? Come sei arrivato in Italia?
Questa è una storia interessante. Una bella storia.
La mia famiglia è di origine italiana, i miei nonni hanno lasciato l’Italia credo negli anni 10 del ‘900 e sono andati in un primo momento a Toronto. Provenivano da un paesino della Basilicata, Pisticci.
I loro figli sono nati fuori dall’Italia. E da allora, da quando sono emigrati, nessuno della mia famiglia è più tornato indietro.
La mia è quindi la terza generazione. Tutta la mia famiglia era ormai completamente americana.
Poi, nel 1975, frequentavo l’Università del Colorado ed ho vinto una Borsa di Studio per l’Italia. Ero molto giovane, la vita era in America, avevo i miei interessi là… e così per poco non ho rinunciato.
Però ormai era tutto pronto, e così…
Mi ricordo una cosa: all’Aeroporto di Denver, quando mi ha accompagnato, “il mio babbo” mi ha raccomandato di stare attento. Il mio babbo era davvero “americanissimo”! Sapeva che era mia intenzione cercare i parenti… ‘sono poveri’ mi disse ‘e non sai cosa potrebbero pensare del Ragazzo Americano, o cosa potrebbero aspettarsi da te’. Io mi sentivo grande, credevo di sapere tutto, e gli ho detto di non preoccuparsi.
Sono stato in Italia tre anni, e ogni volta che potevo prendevo il treno per andare in Basilicata a cercare la mia famiglia.
Così ho conosciuto il fratello di mia nonna.
Io non lo conoscevo, non conoscevo nessuno di loro, non sapevo assolutamente niente di loro… ma ho scoperto che loro conoscevano me! Mia nonna, nel tempo, aveva mandato loro foto e notizie su di noi. Sono arrivato e mi ha sorpreso scoprire che tenevano una mia foto insieme ad altre su un mobile in casa. Queste persone, pur da lontano, mi avevano osservato e avevano seguito la mia vita.
Mi hanno trattato fin da subito come un nipote amatissimo. Il giorno che sono ripartito tutta la famiglia mi ha accompagnato alla stazione, per salutarmi. Abbracci, baci e poi ho sentito mani nelle mie tasche: stavano mettendo soldi per me.
In quel momento ho ripensato al mio babbo, all’aeroporto. Ho ripensato a quello che mi aveva detto e che io credevo di sapere. Non sapevamo niente, invece. Io però adesso avevo capito.
Ancora mi commuovo se ripenso a questa storia.
Penso che questo momento abbia cambiato la mia vita per sempre!
È davvero una bella storia. È un storia sul valore delle cose.
Esatto, si. Mi ha insegnato a ricercare l’autenticità. Mi ha insegnato la differenza tra il “costo” ed il “valore” delle cose.
Da allora sono tornato spesso in Italia. Poi sono arrivato a Siena, e qui a Radicondoli. Ma questa è un’altra Storia!
Capisco. Ti definisci uno Storyteller… questa tua passione per “le storie”, dunque, possiamo dire che è legata a ciò che mi hai appena raccontato?
Certo. Nasce da lì. C’è un progetto che sto sviluppando ormai da anni: ricercare e raccontare le storie dei vecchi artigiani e contadini, la loro maestria. Penso che sia importante non perdere la saggezza del passato. La bellezza che sta nell’operosità di queste persone.
Per me è molto importante anche il rapporto che si può creare in questo senso tra Italia e America: la grande storia e le tradizioni italiane si possono legare e compensare con gli Stati Uniti che hanno invece una storia recentissima, radici tutt’altro che profonde, ma hanno invece una grande propensione alla modernità ed hanno la capacità di sviluppare le proprie idee.
E dunque tu cosa sei, un americano in Italia o un italiano in America?
Penso di essere entrambe le cose.
Dico sempre che è come se ci fosse un ponte tra Italia e America, ed io vivo proprio su quel ponte. Ho due vite: c’è un Ron che vive a San Diego, California, che lavora come designer e scultore, che insegna alla scuola di Design della California. E poi c’è il Ron che vive a Radicondoli, che viaggia per l’Italia alla ricerca di storie. Amo l’Italia. Scappo qui ogni volta che posso: è il mio porto, la mia isola felice.
Oggi sono un uomo felice perché, dopo molto lavoro, sono arrivato ad un punto in cui faccio esattamente ciò che amo fare. Ho ancora delle sfide da affrontare, ma sono dentro di me. Ed ho capito che non si può controllare tutto, come pensavo quando ero più giovane.
Soprattutto non ho mai smesso di essere curioso: la curiosità è importante, fondamentale. E lo è ancora di più per chi fa un lavoro come il mio. Le persone curiose non invecchiano.
Perdonami, Ron, ma non capisco. Dici di amare l’Italia, e questo amore lo si percepisce fortemente quando parli, eppure non vivi qui. Perché non hai mai pensato di trasferirti qui stabilmente?
Oh, no! -sorride- No no no… ci ho provato in passato, ma è stato un anno duro! Vedi, io amo l’Italia con tutto il cuore ma il nostro rapporto deve essere così: se vivessi qui inizierei a vedere le cose che non vanno, i problemi… e questo rovinerebbe la magia. Potrei dire che l’Italia è la mia amante, se diventasse la moglie penso che il rapporto si rovinerebbe.
Si è fatto tardi, chiacchierando, e dobbiamo salutare Ron.
È un peccato, ci sono ancora tante cose di cui ci piacerebbe parlare con lui. Dell’America e dell’Italia, altre domande, altre storie, altri aneddoti. E poi certamente il suo lavoro, il suo pensiero in proposito, i progetti che sappiamo ha in corso a San Diego…
Quando si parla con persone come Ron, così piene di interessi e cose da raccontare, il tempo passa sempre troppo velocemente.
Grazie, dunque, Ron. E speriamo, allora, che ci sia presto occasione per una nuova chiacchierata.
__________Guarda il video dell’intervista a Ron Miriello__________
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